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Rappresentazione visiva dell'articolo: E' meglio lasciare il TFR in azienda o versarlo nel fondo pensione?

Autore: Marina Marano

Data di pubblicazione: 25 giugno 2021

E' meglio lasciare il TFR in azienda o versarlo nel fondo pensione?

In questi giorni più di una persona mi ha chiesto chiarimenti in merito alla scelta di versare il proprio TFR in un Fondo Pensione e mi fa piacere approfondire il tema. Da sempre infatti sono una sostenitrice di questa soluzione che presenta molteplici lati di rilevante interesse.
Partiamo col dire che cominciare in giovane età ad accumulare per un lungo periodo di tempo un po’ di risorse in un fondo pensione grazie all’effetto moltiplicativo dell’interesse composto, integrerà la magra pensione che ci aspetta. 
Dal punto di vista fiscale la comparazione tra mantenere il TFR in azienda piuttosto che versarlo in un FP  non dovrebbe lasciare alcun margine di indecisione.
il TFR versato in un fondo pensione viene tassato al massimo al 15% (ma si può arrivare addirittura al 9%!) mentre nel caso venisse lasciato in azienda la tassazione applicata al momento della liquidazione sarebbe pari all'aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni di lavoro, quindi decisamente più alta!
Non finisce qui.
Anche il lato anticipi pende a favore del FP.
Il TFR in azienda può essere anticipato al 70% contro il 75% della soluzione che preferisco. In entrambi i casi bisogna avere un’anzianità di 8 anni ma con una importante eccezione che riguarda le spese sanitarie che di certo non aspettano quando ce n’è bisogno. Ebbene nel caso del FP, e solo per questa tipologia di spese, il limite degli 8 anni non esiste. Si può chiedere un anticipo in qualsiasi momento. Inoltre l’anticipo puo’ essere richiesto col FP non solo per l’acquisto ma anche per la ristrutturazione della prima casa per sé, il coniuge e i figli! Ed infine si può usufruire di un 30% del capitale accumulato, dopo 8 anni di iscrizione, per qualunque esigenza senza necessità di giustificarne la richiesta.  
Queste sono grandi differenze!
Ma non é finita.
Personalmente credo che sia sempre più difficile che in futuro ci sia continuità di lavoro nella medesima azienda per molti anni.
Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e di certo la possibilità di cambiare più di un’azienda nel corso della vita non può escludersi.
L’effetto? 
Se il TFR viene versato in un FP, nulla cambierà; nell’altra ipotesi invece, nel caso si cambiasse azienda, ogni volta il TFR dovrebbe essere liquidato, con conseguente tassazione; si ripartirebbe poi con un nuovo TFR presso la nuova azienda, con un’evidente frammentazione dello stesso, ovvia inefficienza fiscale e il non remoto rischio di utilizzarlo invece che accumularlo per il periodo della vita in cui se ne avrà maggiore necessità.
Ed infine dal punto di vista patrimoniale il FP gode di una indubbia protezione, essendo per legge un patrimonio autonomo e separato da quello del gestore, e chi oggi può dirsi al riparo dalle incertezze della vita?
Avere una parte dei propri risparmi al riparo da possibili fallimenti aziendali o destinazioni improprie del TFR regala quella componente di serenità che costituisce il tassello di preferenza che a me non lascia alcun dubbio sulla scelta.

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